Non ritrovo più i miei Italiani, gli Italiani miei concittadini, figli dell'Italia che noi conosciamo ed amiamo. Se mai, rinascono dalle tombe gli Italiani delle fazioni, dei guelfi e dei ghibellini, impotenti e indifferenti di fronte agli stranieri ma ferocissimi a scannarsi e depredarsi gli uni gli altri, frenetici a cacciarsi l'un l'altro di seggio per prender il posto che l'altro occupava. Io mi vengo ogni giorno staccando da questi Italiani, divengo indifferente alla sorte loro e dell'Italia. Si sente in questi momenti che cosa è la patria: la patria sono gli uomini che la abitano; e se questi ti diventano estranei o nemici, anche la patria se ne va, svanisce dai tuoi occhi, si confonde con quegli uomini. Forse, col tempo, ritroverò, sotto i ciottoli e la melma che ora la ricopre, la mia terra, quella che mi ha nutrito, fatta di indistruttibili elementi ideali, diversa dalle effimere ondate umane che di volta in volta la contaminano e par che la snaturino.
Lettere dall’Italia perduta - Gioacchino Volpe