🇮🇹A Biella tra il 9 e l’11 maggio si terrà l’annuale adunata degli Alpini, un evento importante che testimonia il positivo rapporto tra la cittadinanza italiana e uno dei reparti militari più amati e caratteristici del nostro paese
| Leonardo Sinigaglia
Gli Alpini in numerosi momenti, dalla Prima guerra mondiale, alla Resistenza fino agli aiuti prestati in occasioni di calamità, si sono generalmente distinti per patriottismo e solidarietà. Ciò lascia ancora più sgomenti davanti alle parole del presidente della regione Piemonte Alberto Cirio, esponente di Forza Italia, che, annunciando la prossima adunata, ha voluto “omaggiare” gli Alpini evocando la campagna di Russia, non come tragedia ma, evidentemente, come gloriosa impresa bellica in cui i soldati italiani sarebbero morti “a difesa della libertà”.
Non si tratta di una svista: Cirio ha ribadito almeno in due occasioni questa sua convinzione, la prima parlando ai microfoni della RAI, la seconda in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook. Secondo Cirio l’adunata sarebbe “un tributo anche ai tanti alpini che nella campagna di Russia hanno perso la vita per la nostra libertà”, utile “per ricordare i tanti alpini che nella campagna di Russia oggi sono sepolti e stanno riposando sulle rive del Don, stanno riposando a Nowo Postojalowka, a Nikolaevka, che sono città che sono radicate nell'animo di noi piemontesi perché lì abbiamo perso tanti dei nostri cari. Ecco, il loro sacrificio per la nostra libertà è anche un elemento che ci unisce nel ricordo in questa straordinaria adunata”.
Non abbiamo idea di quale “libertà” difendessero gli Alpini mandati a morire al servizio dei folli progetti hitleriani da Benito Mussolini, se non appunto quella della Germania di costruire un proprio impero coloniale sul continente eurasiatico sterminando e riducendo in schiavitù i popoli sovietici e occupandone le terre. Evidentemente non lo sapevano nemmeno molti degli Alpini sopravvissuti alla tragedia dell’Armir che, tornati a casa con mezzi di fortuna, si unirono in massa alle forze partigiane, decisi a farla pagare tanto ai tedeschi quanto ai resti del regime che quella guerra infame e insensata aveva voluto. Scriveva infatti nella celebre canzone “Pietà l’è morta” l’Alpino piemontese unitosi alla Resistenza Nuto Revelli:
“Che Dio maledica chi ci ha tradito
lasciandoci sul Don e poi è fuggito.
lasciandoci sul Don e poi è fuggito.
Tedeschi traditori, l'alpino è morto
ma un altro combattente oggi è risorto.
ma un altro combattente oggi è risorto.
Combatte il partigiano la sua battaglia:
Tedeschi e fascisti, fuori d'Italia!”
Quanta distanza dalle parole di Cirio. Ma queste non sono casuali, e non sono nemmeno frutto di ignoranza o disattenzione. Esse sono figlie del clima russofobo e bellicosamente europeista che viene diffuso anche nel nostro paese da anni, un clima che sta favorendo in ogni parte del continente, dall’Italia ai paesi baltici, la rivalutazione dell’operazione Barbarossa, di quella “crociata europea contro il bolscevismo” voluta dal Terzo Reich e che ricevette l’approvazione di buona parte delle classi dirigenti persino dei paesi occupati, che organizzarono l’invio di volontari.
Sta a noi impedire che la follia di chi ha ispirato le parole di Cirio ci porti a una nuova catastrofe in Russia.
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